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ultimo aggiornamento 24/04/2024 ore 18:20




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21 Luglio 2017
Nel 2017 crescita contenuta nelle compravendite

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fonte ANGAISA

In base ai più recenti dati dell’ Osservatorio Immobiliare NOMISMA, diffusi nei giorni scorsi, nel 2017C, tenendo conto della debolezza reddituale di buona parte delle famiglie italiane (quasi il 40% di chi intende chiedere un mutuo vanta un reddito familiare netto inferiore a 1800 euro mensili), che rende “impossibile il concretizzarsi di una quota significativa del mercato potenziale”. Nel 2016 il mercato immobiliare italiano ha visto il perfezionamento di poco più di 2,3 milioni di contratti di acquisto e locazione sottoscritti da famiglie e imprese. La famiglia è il soggetto economico che più ha contribuito ad alimentare il mercato: ad essa sono riconducibili 1,9 milioni di contratti, con un’incidenza dell’82% sul totale. Sul versante locativo, i contratti hanno riguardato 1,7 milioni di immobili, di cui il 79% ad uso abitativo; le abitazioni oggetto di contratto d’affitto nel 2016 sono state 1,3 milioni, con un’incidenza del 5,6% sullo stock potenzialmente locabile. È Bologna la città che presenta la maggiore vivacità in termini di turnover dello stock abitativo in affitto, seguita da Firenze, Milano e Torino. All’opposto si collocano Napoli e poco sopra Palermo e Genova. Roma si presenta allineata rispetto alla media degli 8 mercati maggiori (10%). Sul fronte del mercato della proprietà, nel 2016 si è registrata un’impennata delle transazioni del 18,8%, che va così a rafforzare la crescita dei due anni precedenti (+5,9% nel 2015 e +3,5% nel 2014); nel 2016 le compravendite sono state 516.294 per le abitazioni (escluse le pertinenze) e 51.919 per gli immobili destinati alle attività terziarie, commerciali e produttive. Rispetto agli anni pre-crisi il segmento degli immobili d’impresa fatica maggiormente a rilanciarsi. Nei primi mesi del 2017 si riscontra un rallentamento della ripresa delle compravendite sia di abitazioni (variazione tendenziale annua +8,6%) che di immobili d’impresa (variazione tendenziale annua +13,4%), nonostante l’exploit del settore terziario (19,2%) soprattutto in corrispondenza degli 8 maggiori mercati monitorati dall’Agenzia delle Entrate (incremento medio 23,3%).



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